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Llengua i cultura a l'Alguer durant el segle XVIII: Bartomeu Simon/APÈNDIX 2

De Viquitexts
Sou a «APÈNDIX 2»
Llengua i cultura a l'Alguer durant el segle XVIII: Bartomeu Simon
- APÈNDIX 2 -


[Torí, 21 de novembre de 1782. Font: AG, llig. 647bis. Carta de Domènec Simon al seu pare Bartomeu, tot criticant el sistema econòmic familiar i intercedint a favor dels seus germans (fragment)]

Non posso celarle la mia gran sorpresa al legger che feci queste angustissime circostanze, singolarmente riflettendo all'onorato decoro con cui vivono tante famiglie del nostro stato, senza trovarsi in simili imbrogli e senz'aver avuti d'altra parte tanti favori della fortuna com'ebbimo noi. Io non sono per entrar in detagli di quanto abbia lasciato la cara e felice memoria del mio signor avolo, di quanto siasi speso da Vostra Signoria per fabricare e piantare, e molto meno di quanto tenui siano i frutti dei fondi e del bestiame; poiché di tutto ciò fui sempre tenuto all'oscuro e dei fatti di famiglia se mai sentii qualche cosa fu sempre da estranei, ad alcuni de' quali se avessi creduto e credessi dovrei credermi della famiglia del Gran Mogol. Ma benché per criterio io non dovea mai credere in noi de' tesori, poiché ripugnavano questi alle strettezze dell'apparente sistema domestico che il suo paterno cuore non avrebbe potuto far sofferire alla casa se avesse avuto maggiori facoltà, tante angustie però non me le avrei figurate giammai; avendo anzi avuto ognora da Vostra Signoria degli argomenti, da' quali poteva inferire, che sebbene non eravamo ricchi si andava però temporeggiando un dì coll'altro.

[...] Per ora già vede che ho una strada aperta, la quale può in circostanze di tanta angustia essere a Vostra Signoria di sollievo. E sperando adunque che mentre sto qui questi pochi mesi ancora attendendo alla lite, Vostra Signoria non mi abbandonerà de' necessari soccorsi, le dico che per le spese de' miei abiti e del rimanente per Cagliari, ora che so le circostanze domestiche, mentre già le mie fatiche mi davan milla lire, io non chiederò nemmeno accetterò da Vostra Signoria, ossia dalla casa, il menomo soldo, e vedrò coll'accennato stipendio dell'impiego di supplire ad ogni cosa, purché abbia la consolazione e di veder Vostra Signoria quanto più presto fuor dagl'imbrogli e poi anche minorate le angustie de' miei amatissimi fratelli; ed insomma restituita alla famiglia quella angelica pace che godono gli uomini in terra quando vi è grazia del Signore, sanità ed il necessario per viver decentemente secondo lo stato. Ma, carissimo signor padre, rifletta bene che tanto non si potrà mai ottenere finché vorremo di tanto in tanto far qualche comparsa da ricchi, come sono stati gli alloggi di Giaime[1], i regali fatti a tanti personaggi, ed altre spese; e finché stia ella lontana da casa perdendo da una parte frutti dell'impiego e dall'altra lasciando i beni in attendenza ad un estraneo anche pagato. Conosco ch'ella sta in Cagliari quasi per forza, per quel benedetto concorso[2]. Ma, Dio buono! E sarà sempre per ogni verso la sorte così contraria ai vantaggi di nostra casa?

Venendo all'articolo di Matteo [...] [segurament a Càller no se'l critica tant com creia el pare] se altro non avesse commesso che cambiar idea riguardo allo stato, se Dio non ve lo chiama[3], e passar qualche ora anche notturna in qualche conversazione della sua età, purché la casa sia onesta e civile e la cosa restasse ne' suoi limiti. Alla fine Matteo non è più bambolino. E simili cose ed in Torino, e in ogni paese colto e presso le persone che fan cos'è uomo e gioventù, ben lungi da riprendersi in un dottor di collegio com'egli è si riprende anzi qualunque di tal età che non le facia e si reputa per istupido ed insensato. Aggiunga poi l'austerità di vita che nel rimanente da Matteo si passava e l'interno dispiacere che non potrà non aver avuto già per non vedersi vestito come gli altri cagliaritani del suo stato, ma sempre in talare finché prese la collegiatura, in qual occasione se gli fece un abito d'abbate buono sol per l'estate; ed il non aver un soldo a sua disposizione e certe altre minuzie che anche Vostra Signoria avrà provato quanta impression ci facciano in nostra gioventù, massime quando non siamo di umore stoico, che la natura non dà a tutti. A me pare che in Sardegna (trattone la nobiltà cagliaritana) vi sia ancora nella educazione della gioventù un po' dell'aspro e violento e che si vogliono far tutti virtuosi per forza, ed in quella virtù stia strada che dà in testa all'educante.

[...] Soffra adunque, carissimo padre, che se qualcosa può il mio filiale affetto presso il suo cuore la supplichi ad accoglier Matteo con tenerezza a parlargli frequentemente e con dolcezza; a vestirlo decentemente; a condurlo talqualvolta seco, ed facendogli coltivare i suoi maestri ed altri amici miei e le persone che Vostra Signoria giudicherà, gli consigli talqualvolta lei stesso e gli suggerisca qualche lecito spasso. La legge di Gesucristo è legge d'amore e per questo guadagnò gli uomini. Io son persuaso che Matteo, preso in tal modo, anziché darle condoglio potrà essere la consolazione di Vostra Signoria e della casa.


  1. Aquell mateix any l'intendent general Giuseppe Giaime havia estat rebut de manera molt generosa a casa de Bartomeu Simon, a l'Alguer, tot i que llavors l'amo n'era absent.
  2. Domènec Simon es refereix a la causa del marquesat de Sedilo, que obligava el seu pare a residir a Càller des de l'any 1779.
  3. En efecte Mateu Lluís Simon va abandonar la carrera eclesiàstica per tal de decicar-se, com el seu germà Domènec, a la jurídica, decisió que el seu pare criticà asprament.