Pàgina:Llengua i cultura a l'Alguer durant el segle XVIII- Bartomeu Simon (1996).djvu/262

De Viquitexts
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moribondi suoi simili, di nitrire e zampicare, esercitandosi come un delirante al Canto col nitrito, e per rimanerne una memoria lo sanziona colle zampe.

 Ecco, mio caro, che senz'accorgermene, trasportato in un pazzo entusiasmo, vi ho fatto un abbozzo animalesco di tutto l'occorrente ne' soliti miei accessi della gotta, e particolarmente nell'ultimo sovraggiuntomi al ginocchio sinistro nel precitato agosto.

 Trovandomi dunque in detto mese (appunto per memorarmi l'anniversario di 75 anni che andavo a compiere nel giorno 24) gettato in un mal acconcio letticiolo, oppresso dalle solite fatiche, conturbato da pungentissimi pensieri, circondato dalle urgenze pecuniarie (che sono il più spietato bastone con cui domasi l'umanità), scompaginata la machina corporea ed attacato da dolorosissima gonagra, cosa fare -dicea fra me stesso- in sì miserabile stato e malinconia di spirito? Mi sovvene per avventura d'essermi pervenuto poco prima un famoso Canto Canonicale ridotto in sesta lira, fornito d'ammirabile tessitura e collimati pensieri, onde condolersi colla dama a cui andava diretto per l'assenza del marito, confortandola nelle di lei afflizioni.

 Prendo a legger un sì degno Canto e tosto trasportandomi ad un delirio pazzo (giacché la poesia non va disgiunta dalla pazzia), mi risolvo di risponder al signor canonico a nome della dama coll'istesso metro, bencé in linguaggio materno, poco fertile e molto scabroso per il verso. Mi riuscì ad intervalli la risoluzione che può dirsi capricciosa e fuor di stagione, tanto più nelle mie poco liete circostanze.

 Ne tentai altresì la traduzione in ispagnuolo, che forse comparirà meno insipida e noiosa, ma questa la riservo ad altro tempo. E per ora basterà per annoiarvi di troppo l'originale algarese, che qui acchiuso con quello del predetto signor canonico in lingua sarda vi trasmetto.

 Accetatene l'offerta, mentre sub suis auspiciis mi sono risoluto a dargli corso, accioché a tempo di Carnevale vi prendiate la pena di leggerlo in buona e fida società, presiedendo la dama rispondente, e fattevene delle risate in odium authoris, e tanto basta.

 Se poi, fatte le dovute censure, volete lasciarla a potere del canonico mio figlio, mi farete piacere. Vi sovvenga qualche volta che sono e sarò perpetuamente col maggior attaccamento,

 Cagliari, 2 marzo 1810.

 

Vostro affettissimo servitore,
N.N.