«En lo carrer de Bonaire i de la Misericòrdia nova». Questa antica memoria ci addita che in quell'epoca la chiesa della Misericordia o era già compita o era per recarsi a termine, giacché prima l'oratorio dell'arciconfraternita era sito vicino alla chiesa di San Michele, come si è scritto e detto in altro luogo.
«En lo carrer de Sant Antoni, e/o de la Roda». Altra notizia su di ciò non ci rimane, che probabilmente la strada della Roda sia la presente che ora denominiamo del Carmine.
«En lo carreró del pou de Emparalta». Dicono gli antichi che esisteva un abbondante pozzo in mezzo della strada che fa quattro cantoni, detta volgarmente «de Emperalta».
«En lo carrer que davalla de la carra a Sant Francesc, que afronta», etc. «La carra» anticamente si diceva il palazzo della città dove oggi sono i magazzeni della medesima e la regia Insinuazione.
«En lo carrer vulgarment dit la plaça de Sant Miquel». Ponderate ben bene le confrontazioni antiche colle moderne, si rileva chiaramente che il palazzo degli eredi Canu, attiguo all'altro del reverendo Simone Fresco (un tempo il primo degli eredi Carola), viene annoverato nei palazzi di questa città siti nella piazza o attigui alla piazza di San Michele, mentre dicono che anticamente l'isola de' palazzi dell'arciprete Rosa, de' nobili Deroma e della sagristia di Collegio non erano in piedi, ma la chiesa aveva una gran piazza.[2]
Per acabar, només volem afegir que l'any 1820 Urgias va difondre, principalment a Sàsser i a l'Alguer, un estudi manuscrit, redactat també en forma epistolar, sobre l'origen i ús de les campanes. A través d'aquest eruditíssim assaig, el canonge ens demostra que treballa ben inserit en un ambient intel·lectual que ha fet seu el lema que obre el text, pres de Sèneca: «Non è mai superfluo ciò che può giovare». Per a ell, doncs, no serà supèrflua la història de les campanes, tan eixuta per a nosaltres. La sensibilitat moderna ens porta a preferir un altre aspecte de l'assaig, el de l'ús de les campanes: el seu bateig, la presència de padrins, «come nella Spagna, ed in particolare nella Catalogna»; el record «delle così dette “tavole benedette”, in greco “semanteria” ovvero “chirosemantra”, da noi chiamate in catalano-algherese “matraques”». En definitiva, ens deixem portar més per l'aspecte etnogràfic i filològic que no pas per la lectura sàvia del fenomen que ens ocupa.